venerdì 31 maggio 2013

Quale sarà la prossima edilizia?

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Siamo in piena recessione e si parla solo di edilizia, quale giusto e reale motore per un rapido incremento del lavoro. La ricerca è rivolta ad una edilizia che speriamo sia più controllata ed intelligente della precedente.

Un esempio?
Il "piano di governo" promosso dal comune di Milano dove sta per essere costruita la casa in legno più alta del mondo che sorgerà alla Bicocca; il comune prevede che il 35% dei nuovi insediamenti sarà destinato a questo genere di abitazione e da fornire a giovani coppie, single, famiglie, studenti, ecc...











Sarà costruita con pannelli X-Lam e farà parte delle nuove "Social Housing", cioè abitazioni di ottima qualità, performanti, ma con costi contenuti (ca. 600-800 €/mq)
Avrà 112 appartamenti da 50 a 100 mq e sul tetto ci saranno una palestra ed un percorso per il jogging.
Il riscaldamento e l'acqua dei sanitari, saranno ricavati dall'autonomo impianto fotovoltaico.
Altra probabile caratteristica, i vetri delle finestre "autopulenti" quelli cioè che consentono tale funzione, grazie all'azione combinata di due elementi naturali: la luce del sole e la pioggia!
Cosa sono i vetri autopulenti?
Approfondisci l'argomento cliccando qui: http://www.locaserve.com/blog/materiali-autopulenti-cosa-sono
Volendo, queste finestre, possono essere abbinate ad altre funzioni del vetro, come l'isolamento acustico e termico, di sicurezza, ecc... portando così all'eliminazione delle zone fredde, a poter fare a meno dei termosifoni nelle loro prossimità, contribuendo così all'abbassamento di Co2.

Sarebbe anche auspicabile che alcuni appartamenti fossero attrezzati con applicazioni di domotica, permettendo anche a persone diversamente abili un'agevole vita domestica. La domotica infatti può essere applicata alle aperture per l'esterno, come tapparelle, porte, ecc... oppure ai sistemi di sicurezza, antincendio ed effrazione, agli apparecchi domestici.  Per maggiori informazioni vi rimandiamo a questo post: http://www.locaserve.com/blog/la-prima-casa-domotica-persone-diversamente-abili

Infine, seppure con un costo maggiore, le pitture delle pareti possono essere fatte con vernici ecologiche.
Questo consentirebbe la traspirazione delle pareti che dovrebbero agire da filtro per l'umidità esterna eliminando prodotti inquinanti che producono alte quantità di rifiuti tossici, spesso dispersi nell'ambiente per l'incuria delle micro aziende dedite a questi lavori. Leggete qui: http://www.locaserve.com/blog/le-vernici-ecologiche-cosa-sono-vantaggi

Bene, speriamo che questo possa essere l'inizio di un "buon vivere"! 



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venerdì 24 maggio 2013

Convincersi dell'impossibilità di adattarsi al cambiamento

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Il futurologo americano esperto in innovazione, Jim Carroll, ha scritto sul suo blog le "10 Great words for innovation". 
Queste parole sono state pensate per dare una scossa a chi, in questo momento di crisi, sente di aver perso entusiasmo e fiducia nel futuro.
Le riportiamo qua sotto:
Osservare, pensare, cambiare, sfidare, bandire, provare, autorizzare, domandare, crescere e fare.





Poco tempo fa, navigando sulla rete, sono imbattuto nel video di presentazione di Jimm Carroll. Trovandolo molto interessante, ho continuato la ricerca sul suo blog e nelle svariate pagine che parlano di lui. Ho potuto constatare con mio grande piacere, che le cose che vengono dette, non sono molto lontane da quelle che anche noi proponiamo ai nostri clienti.

Vi ripropongo in poche parole il pensiero di Carroll. 
Concentriamoci sul mondo delle imprese: negli ultimi anni è cresciuto il turnover tra i clienti, alcuni settori considerati di nicchia sono stati invasi da nuove aziende, i costi sono aumentati, molti prodotti e servizi sono diventati alla portata di tutti e rischiano di essere sommersi da un mercato sempre più veloce e complesso.
E' difficile far crescere il proprio brand (conoscenza del marchio) ed il fatturato quando si devono far quadrare i conti, ma il tempo passa e rimanere fermi a guardare le macerie non è una soluzione. 
Il futuro sarà ancora più segnato dalla competizione, per questo è fondamentale cambiare approccio ed allenare lo sguardo a cogliere le opportunità che si presenteranno.

Secondo Carroll è proprio in questi tempi incerti che è fondamentale cambiare atteggiamento. Sono nate così le sue dieci parole-chiave, come un insieme di linee guida per affrontare il futuro.
Per chi si occupa di impresa è fondamentale ogni tanto fermarsi, fare un passo indietro e osservare
Ogni organizzazione deve essere sempre focalizzata su quello che sta per succedere, sulle novità che segneranno il prossimo periodo e sulle possibili novità richieste dei clienti. Giocare d'attacco e non di rimessa.
In un'epoca dominata dalla velocità non si può pensare di avere successo semplicemente replicando quello che ha funzionato in passato. Il cambiamento è una strategia che paga, anche se per attuarla bisogna correre dei rischi. La prudenza funziona quando si vuole mantenere una posizione, o si vogliono limitare i danni.
Per portare il cambiamento a livello globale è importante che tutte le persone coinvolte nella gestione dell'impresa, a tutti i livelli, siano pronte e convinte in un miglioramento. Rimanere ancorati alle abitudini o convincersi dell'impossibilità di adattarsi ai tempi che cambiano non può essere una risposta.
Una delle cose che mi è rimasta più impressa fra le idee di Carroll, è l'importanza che ripone nel "dare potere a terzi". Se tutto si muove sempre più velocemente non possiamo pensare che le decisioni e le risposte ai problemi vengano prese seguendo rigidi percorsi gerarchici o infinite procedure burocratiche.
I clienti oggi più che mai vogliono la rapidità, e nella competizione per offrire il miglior servizio possibile il primo parametro di valutazione è la velocità. Date fiducia ai vostri manager e ai vostri collaboratori, delegate poteri e responsabilità, fidatevi e lasciate che abbiano il “potere”, e la responsabilità, di decidere cosa è giusto fare, quando e come.

Siamo consapevoli degli gli enormi rischi che possono portare i cambiamenti. Capiamo, inoltre, che tutta questa situazione possa mettere paura e che, come si fa quando qualcosa ci terrorizza, la miglior cosa sia rimanere fermi. Ma, purtroppo, sappiamo tutti che non è in questo modo che si sfugge da nessun problema.

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venerdì 17 maggio 2013

La riduzione dei costi in una fabbrica di serramenti


In questi anni difficili, dove l’economia è in stallo e non c’è lavoro per tutti, uno dei principali obiettivi di molte aziende è la riduzione dei costi. I rischi in cui incappare nel tentativo di raggiungere tale scopo, sono quelli di tagliare nei punti sbagliati e troppo a fondo.
Ma se questo periodo dovesse perdurare e se il lavoro non fosse sufficiente a tutti, cosa possiamo fare per mandare avanti la propria azienda e tornare a fare utili se non una manovra di questo tipo?





Con molti nostri clienti infissai affrontiamo spesso questo argomento, perché, non solo mancano le quantità, ma è anche cambiata la tipologia di cliente; i cantieri si sono ridotti notevolmente, le rivendite sono molto esigenti ed il cliente privato ha bisogno di presenza, costanza e artigianalità.
Per non parlare delle difficoltà per vendere nei paesi esteri.

In questo momento avere una struttura adeguata al mercato significherebbe lavorare sia per commessa (privati e rivendite) che per serie (cantieri), avere prodotti di alta qualità e di ottime prestazioni tecniche, possedere una vasta gamma di tipologie, avere adeguati prezzi di vendita e possedere un buon sistema commerciale, possibilmente esteso a tutto il territorio nazionale!
Uno scherzo, no?!  Ed infatti la realtà è ben diversa.

Molte sono le aziende nate negli anni passati ed attrezzate per lavorare con le imprese edili; di queste poche hanno creato una rete di vendita e ancor meno quelle che hanno saputo tenere un controllo del loro “Piano dei Costi”.
Tutto perché c’era lavoro in abbondanza e per tutti…. perciò nessuno si è messo a prevedere il futuro!
Quindi oggi, per uscire da questo tunnel, uno dei pochi sistemi è effettivamente la riduzione di tutte le voci di costo, agendo sia nei reparti di lavorazione che negli uffici, rendendoci conto che possiamo fare molto meglio con tanto di meno!

Un esempio :
fabbrica di finestre in legno, azienda di notevole capacità produttiva, da sempre dedita a servire imprese, un buon nome che subisce la mancanza di ordini ed i rischi d’incasso dalle imprese, ma che scopre il  possibile aumento di ordini dai clienti privati.
Come già detto, le caratteristiche dei due tipi di mercato richiedono altrettante caratteristiche interne: mentali, commerciali, organizzative, nonché di flessibilità nei reparti lavorazione …e così via.
L’azienda perciò dovrebbe essere corretta per adeguarsi sia alla necessità di coprire i costi con fatturati spesso elevati, che per entrare in un mondo complesso e poco conosciuto.
Ed è ovvio che in periodi difficili, la predisposizione agli investimenti, spesso pesanti, non è cosa semplice da attuare.   E’ però altrettanto vero che senza fare niente non viene niente!
Ma alcune modifiche nei punti strategici della fabbrica possono essere fatte senza grandi spese, ottenendo anche notevoli risultati.
Ad esempio nei reparti di lavorazione si può migliorare la gestione dei magazzini, trovare velocità e flessibilità per le piccole quantità in verniciatura, ottimizzare il reparto di montaggio, migliorare il carico camion (ecc...), finalizzando gli obiettivi a ridurre i tempi, migliorare la qualità, dare servizio di precisione e puntualità e tanto altro ancora.  Il tutto con modesti impegni finanziari.
Così è altrettanto possibile adeguare gli uffici, tecnici ed amministrativi, gestendo l’organizzazione di vendita al rispetto dei fatturati, rivedendo le proprie mansioni con  sistemi  e programmi personalizzati per falegnamerie (anche semplici come il nostro "Lista") o magari con l’inserimento dei più generici ERP.
Merita evidenziare l’importanza di una figura poco conosciuta nelle falegnamerie: il tecnico di produzione.  Questo personaggio ha il compito principale nel guidare le persone in ufficio e nei reparti, individuando le  difficoltà, creando efficienza e riducendo le improduttività.

….ed è a questo punto che subentriamo noi, tecnici che elaborano un progetto guida, condiviso e mirato ad ottenere i risultati preposti.   E’ il nostro lavoro giornaliero e per il quale ci sono voluti anni di esperienze e conoscenza approfondita di attrezzature e sistemi.
Certamente siamo consapevoli delle difficoltà di questo periodo che richiede grande impegno, fiducia e perseveranza, ma crediamo anche che, se ce ne stiamo fermi ad aspettare un miracolo o a guardare bruciare quanto è stato costruito con tanta fatica, sia molto, molto peggio.
Abbiamo scelto di fare gli imprenditori e adesso dobbiamo dimostrarlo!

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sabato 11 maggio 2013

IL "conto termico" o il "Green Deal"?

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Il ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico hanno fatto nascere il “conto termico” che motiva un interesse nelle operazioni di detrazione-rimborso negli edifici.
La proposta convalidata anche da Legambiente, cerca di fare il punto sulle direttive in materia di efficienza, con soluzioni per una riqualificazione del patrimonio edilizio italiano.







Questo significa che nel calcolo del “conto termico” potrà essere considerata la produzione di energia elettrica creata da impianti tipo fotovoltaico, caldaie a pellettes, pompe di calore, ecc. Valutando le rese dell’impianto, i limiti di emissione e la fascia climatica, e altri parametri equivalenti, sarà possibile premiare gli impianti a maggiore rendimento.
L’incentivo ministeriale dovrebbe rimborsare sino a circa il 40% delle spese sostenute.


Ma analizziamo più a fondo!
Dal 1998 sono state introdotte detrazioni fiscali del 36-41% per le ristrutturazione edili con interventi su quasi 6 milioni di abitazioni, senza però alcun vincolo di tipo energetico.
Successivamente si è incentivato gli interventi di recupero energetico con detrazioni al 55%; questi hanno motivato circa 2 milioni di interventi tra sostituzione di infissi, caldaie, pannelli solari termici, pompe di calore.

Ma questi incentivi scadono a giugno 2013 e non sono risparmi reali, in quanto presuppongono redditi da detrarre, con difficoltà per le famiglie, in un periodo di recessione a ottenere finanziamenti.
Quindi queste leggi, pur avendo riscosso grande interesse, non hanno risolto il problema!


Una soluzione potrebbe arrivare da Legambiente e AzzeroCo2 con l’intervento diffuso delle Energy Service Company (ESCo), che investono in proprio e recuperano l’investimento con il risparmio realizzato in bolletta.
Ma perché questo meccanismo virtuoso possa diffondersi occorrono nuovi strumenti e un fondo di garanzia per il credito alle imprese.

Il modello da seguire è quello già introdotto nel Regno Unito, il Green Deal, che permette la realizzazione d’interventi senza alcuna spesa per le famiglie, perchè i costi saranno interamente coperti dal risparmio ottenuto.
Secondo i calcoli, per chi abita in condominio, la riduzione delle bollette di riscaldamento sarebbe circa del 50%, entro un massimo di 11 anni, pari ad una cifra di 800 – 1300 € anno. 

Senza dimenticare che l’intervento, calcolato su 200 mila alloggi all’anno (circa 14mila condomini), metterebbe in moto investimenti per circa 3 miliardi di euro, creando forse 120 mila nuovi posti di lavoro nel periodo 2014-2020.

Speriamo che il nuovo governo riesca (decida) ad affrontare anche questo tema.



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martedì 7 maggio 2013

Una soluzione per l’economia: la ristrutturazione

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L’accesso al credito è fermo e ciò ha contribuito al blocco dell’edilizia.
"Finalmente" dovrei dire!
No, no... non sono pazzo ad affermare queste cose.
Lo dico solamente considerando come si è costruito, dovunque, male e troppo.  
Quindi, mi ripeto, finalmente!







Purtroppo questa situazione ha fermato tanti settori, come i produttori di laterizi, di sanitari, di finestre, di arredi, ecc. che a loro volta hanno fermato le aziende primarie e così via, in cascata.
Il governo in carica si è preoccupato del problema legiferando per uno sgravio fiscale del 50% sulle opere edili e per favorire il recupero energetico.
Ma questa legge (o la difficoltà di far quadrare i conti) non ha tenuto conto del periodo di contribuzione troppo lungo e del valore Irap troppo basso; quindi con dei minimi risultati.

E allora cosa fare per rilanciare l’economia?
Un’idea, peraltro applicata con successo sin dai tempi del fascismo, potrebbe avvenire con la ristrutturazione delle nostre città.
E di bisogno ce ne sarebbe veramente molto!
Pensiamo a Napoli, a Genova, a Firenze, ai tutti i nostri centri storici, certamente difficili da mantenere, ma che oggi sono in un notevole stato di degrado, nelle case, nelle strade, nelle opere fognarie e nelle reti primarie di servizio.
Quanto si rivalorizzerebbe il patrimonio delle nostre città!
Certamente vanno trovate le risorse per intraprendere un percorso a così lungo termine, ma questo progetto porterebbe una quantità di lavoro talmente grande da coinvolgere migliaia di aziende per tanti, tanti anni.
Il problema sta nel reperire denaro?
Si, ma solo per l’avvio, in quanto a seguire, sarebbero gli stessi soldi a finanziare i successivi e tutto il sistema ne godrebbe.
Il problema sta nel raccogliere i primi stanziamenti? 
Bene potrebbero essere promossi in maniera…..allettante e perché non farlo con il 50% di sgravio fiscale, magari in due anni... E perché non incentivarlo ulteriormente?

Sicuramente il mio è e vuole essere solo un messaggio e la superficialità non è mai opportuna, ma ritengo questa idea una potenziale opportunità che i nostri tecnici, saggi e politici dovrebbero esaminare per farci tornare…. un bel sorriso.
Meglio se velocemente!  


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